Il digiuno e il mangiar poco per contrastare le malattie infiammatorie e non solo. Sappiamo che la restrizione delle calorie favorisce la salute: il digiuno mantiene bassa la glicemia, l’infiammazione e i fattori di crescita che influiscono sullo sviluppo di un processo infiammatorio.

Il successo per stare bene e vivere più a lungo dipende da quattro fattori: l’orario dei pasti, il digiuno intermittente, la riduzione delle proteine animali e l’aumento di cibi ricchi di fibre. Uno studio dell’Università di Yale, pubblicato su Nature Medicine, spiega come il digiuno, o il mangiar poco, possa bloccare una parte del sistema immunitario coinvolto in stati infiammatori associati a diverse condizioni e patologie come aterosclerosi, diabete di tipo 2 e patologie autoimmuni. Alla base di tante patologie infiammatorie vi è un complesso di proteine chiamato “inflammasoma” che induce una risposta infiammatoria in molte patologie, comprese diverse malattie autoimmuni. Durante il digiuno, l’organismo produce un metabolita chiamato beta-idrossibutirrato (BHB) inibitore diretto dell’ inflammasoma. Proprio i corpi chetonici come il BHB e l’acetoacetato consentono ai mammiferi di sopravvivere durante stati di restrizione calorica fungendo da fonti alternative di ATP. I ricercatori hanno somministrato il BHB ad animali malati e li hanno sottoposti a digiuno: si è visto che il livello dell’infiammazione diminuiva, ma anche una dieta chetogenica, in grado di elevare i livelli circolanti di BHB, produceva lo stesso effetto.

Il grande vantaggio del digiuno può essere rilevante non solo per allontanare alcune malattie legate alla sovra-alimentazione, come quelle cardiovascolari o il cancro, ma anche per allungare la durata della vita e rendere il cervello più brillante, come sostiene il professor Ronald Petersen, direttore del Centro di ricerca sull’Alzheimer, che ha studiato 1.449 persone di età 70-89 che non avevano problemi di memoria e pensiero. Durante lo studio, 401 persone – quasi un terzo – hanno sviluppato l’MCI cioè quel deficit cognitivo lieve che è risultato, per l’appunto, doppio tra quanti seguivano un’alimentazione ipercalorica.

Viene da chiedere ma mangiare meglio e poco va bene, ma sottolineare troppo il concetto di digiuno non rischia di complicare la vita a chi, per esempio, ha disturbi alimentari? Domanda lecita ma come ha sostenuto Lucilla Titta, ricercatrice dell’Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo), curatrice del libro di Veronesi insieme alla scrittrice e medico Ieo MariaGiovanna Luini “I disturbi alimentari sono di pertinenza psichiatrica e non dipendono certo da un sano ritorno a riti di digiuno e moderazione alimentare che per tanti anni hanno caratterizzato le nostre religioni e filosofie. Il digiuno se fatto bene, non è un rischio per la salute: digiunare per due giorni non consecutivi alla settimana, può rafforzare la psiche e risvegliare interessi che, a causa dell’eccessiva centralità data al cibo, stiamo rischiando di perdere” Insomma, il digiuno risveglia la mente aiuta il corpo a contrastare malattie infiammatorie, aiuta a mantenere il peso forma e, unito ad un’ alimentazione di provenienza prevalentemente vegetale, con cereali integrali, un’ampia varietà di verdure biologiche non amidacee e di frutta fresca biologica, può rappresentare la nuova strategia etica e di prevenzione.